“Confini, migrazioni e diritti umani”: il primo volume del CRC “Migrazioni e Diritti Umani” dell’Università degli studi di Milano

È stato pubblicato Confini, migrazioni e diritti umani il primo volume del CRC “Migrazioni e Diritti Umani” dell’Università degli studi di Milano, edito da Milano University Press.

Il volume – a cura di Marilisa D’Amico, Maurizio Ambrosini ed Emilia Perassi – propone una riflessione a più voci e da diverse prospettive disciplinari, sui confini: un tema cruciale per il nostro tempo e per il dibattito politico contemporaneo, che testimonia il ritorno di una domanda sociale di protezione dei confini nazionali e di un’offerta politica che fa della loro riaffermazione nei confronti della mobilità umana indesiderata come una priorità pressoché assoluta. 

Il nuovo secolo, infatti, a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001, si è aperto sotto il segno della riaffermazione della volontà dei governi nazionali, e di riflesso delle istituzioni europee, di ripristinare un più stretto controllo sui confini e sui movimenti migratori, anche a costo di sottrarsi agli obblighi sanciti dalle convenzioni internazionali e di compromettere il proprio impegno per la tutela dei diritti umani. Di alta priorità per le istituzioni politiche, centrale nel discorso di varie formazioni politiche anti-sistema, sensibile per l’opinione pubblica e per il sistema mediatico, minaccioso per i soggetti impegnati nella difesa dei diritti umani universali, il tema dei confini interroga anche il mondo accademico e il dibattito scientifico. 

Su confini, migrazioni e diritti umani si confrontano ed entrano in dialogo nel volume le varie discipline scientifiche; e sebbene l’osservazione sia condotto da differenti prospettive, tutte le indagini convergono nel restituirne una natura insieme fragile e tiranna, contraddittoria e complessa.

“Sul ritorno dei confini, simboli di una sovranità nazionale sempre più erosa e agitata, si sofferma l’analisi sociologica di Maurizio Ambrosini. L’orizzonte giuridico nelle sue incompletezze, limiti e  rinunce è esplorato nei lavori di Marilisa D’Amico e Cecilia Siccardi, di Bruno Nascimbene e Alessia De Pascale. Sull’invenzione dei confini nell’evoluzione storica  del  diritto  si  intrattiene  il  contributo  di  Claudia  Storti  e  Filippo  Rossi,   mentre  Daniela  Milani  e  Alessandro  Negri  sottopongono  ad  analisi  critica  i processi di radicalizzazione nelle terre di confine degli istituti penitenziari. Sul corpo come confine fra le istanze del soggetto e quelle delle culture, anche negli specifici aspetti che esse assumono nel governare la tratta dei migranti dall’Africa  subsahariana,  è  incentrato  lo  studio  di  psicologia  transculturale  di  Paolo Inghilleri e Tatiana Tolusso. La complessa pluridimensionalità del confine come spazio fluido e fluttuante, costruito e allo stesso tempo decostruito da chi lo attraversa, articola il lavoro di Lidia De Michelis e Claudia Gualtieri, che – in chiave culturalista – indagano sulle funzioni del narrare come strategia di sconfinamento. Sull’osservazione dell’evoluzione del confine nelle pratiche letterarie ed artistiche latinoamericane si concentra Emilia Perassi, comparando le narrative delle migrazioni storiche e quelle contemporanee. Elisa Fornalé e Laura Odasso riflettono sugli effetti e le conseguenze della pandemia per gli ‘inconfinabili’, ovvero gli stranieri che per condizione socio-economica e individuale non hanno potuto rispettare o rientrare pienamente nelle norme sanitarie”.  Come scrive Emilia Perassi nell’introduzione del volume.

Nel loro insieme, dunque, ciascun contributo si interroga sul senso della natura del confine, come limite e eccedenza, al fine di contribuire alla costruzione di una società più giusta. 

Il volume è disponibile e scaricabile sul sito della Milano University Press.